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Da anni sensibile ai valori della cultura locale il Gruppo alpini di Piavon di Oderzo non poteva non dare il proprio contributo all'opera dell'Associazione degli "Amici del Casòn", presieduta da Claudio Graziola, che dal 2001 al 2005 ha promosso il restauro di un "casòn" sito in via Frassenè, inaugurato ufficialmente la mattina di domenica 2 aprile 2006, alla presenza del sindaco Elio Pujatti, dell'assessore alla Tutela Ambientale Gianfranco Marchetti, dell'assessore alla Cultura della Provincia di Treviso Marzio Favero, del capogruppo Giancarlo Bucciol e del parroco alpino di Piavon, don Giuseppe Fagaraz. 

Gli alpini non sono stati i fautori del restauro ma, chiamati a dare una mano, non si sono tirati indietro e, dunque, il marciapiede ciottolato, la piazzola per gli attrezzi agricoli, gli alberi e il "fogher" del manufatto sono stati "appannaggio" degli alpini, i quali pertanto possono anch'essi fregiarsi del titolo di "amici" del "casòn" di Piavon. 
Ma gli onori non vengono senza gli oneri. E così gli alpini piavonesi si sono accollati il compito, affidato loro dal Comune di Oderzo, proprietario della costruzione, di curare la manutenzione dell'edifìcio e del piccolo fondo annesso. Tipica abitazione della pianura veneta fino al boom economico, il "casòn" era l'abitazione della gran parte delle genti contadine, di cui si riconoscono tre principali tipologie: padovana, veneziana e trevigiana. 

 

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Il "casòn" di Piavon, l'unico superstite nella località opitergina, ha una base rettangolare e si articola in due distinti corpi: il primo al pianterreno è formato da tre stanze (la cucina al centro, le due camere ai lati), il secondo è strutturato in travatura in legno a quattro falde, il cui sottotetto era adibito a magazzino. 

Il tetto, un tempo in strame di carice (ora non più disponibile in loco), è costituito da canna di palude impiegata per la copertura dei "casoni" veneziani. 
Vecchio di 300, forse 400 anni, esso è inoltre diventato sede di un piccolo museo etnografico, allestito dagli stagisti della scuola di restauro Formaveneto di Villorba e costituito da oggetti carichi di storia e tipici della cultura rurale come la "cariòca" (la carriola), il "còrlo" (l'arcolaio), la "fassòra" (la padella per friggere), le "grisiòe" (i letti per i bachi da seta), la "toa da lavar" (l'asse per lavare), la "mònega" (lo scaldaletto).
Il lavoro di ristrutturazione è ora testimoniato dal libro di Claudio Graziola, "Il Casòn di Piavon", edito dalla Provincia di Treviso e dal Comune di Oderzo, il cui ricavato è destinato al Progetto Area Giovani sviluppato presso il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano. 
Ma l'impegno degli "Amici del Casòn" e dei loro "amici" alpini continua: infatti nelle adiacenze del "casòn" è in programma la creazione di un parco giochi.

 

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